martedì 4 settembre 2018

In bilico



È stanca anche l’aria, distesa
dovunque su un languido giorno
d’inizio settembre, sospesa
appena a un silente contorno

di nuvole lievi in attesa
di non si sa cosa dintorno,
e tutto mi spiace, mi pesa
addosso, mi sembra il ritorno

del solito vecchio copione
già visto migliaia di volte
ormai senza quasi emozione

tra troppe memorie sepolte
nel porto dell’anima, icone
di polvere, vuote, irrisolte.

Casalecchio di Reno (Bologna), 4 settembre 2018


Non so, alle volte ci sono giorni strani, immobili, che sembrano non passare mai, in un’atmosfera obliqua di luce strana. Ecco, la luce che mi descrive la mamma, così opaca alle volte, così ovattata in questi giorni indefinibili, giorni che mi paiono d’inerzia. E vorrei fare mille cose, ma tutto mi pare scontato e inutile. E poi fuggono via, pure quando iniziano in sordina, lenti lenti. Ma il pomeriggio ha una fissità inesprimibile a parole, ha un suono e una voce senza tempo, che sa di polvere, come la memoria di troppe vite già vissute e quasi dimenticate. Ecco, è come un ripostiglio in cui tutto s’accumula e, ogni tanto, si ritrova fortunosamente, quasi riemergesse da chissà dove e chissà perché. È il tempo in cui finisce l’estate, in cui più prepotentemente s’avverte l’incombere della scuola. Quando ero studente, e anche nei primi anni di servizio, non vedevo l’ora che ricominciasse. Adesso mi lascia un po’ indifferente; anzi, ogni volta è come se morisse qualche cosa, perché non sopporto che finiscano le cose. Eppure, nel mondo del transeunte, tutto deve passare, tutto deve finire, e poco importa se veramente si trasformi in qualcos’altro, perché non ho più coscienza di me. Ecco, in questo giorno mi sento così. Ma forse è bene non pensarci troppo.

 
Copyright (C) testi Federico Cinti 2018
Immagine: Ripostiglio pieno di cose -Photo by James Qualtrough on Unsplash

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