martedì 31 luglio 2018

Ai rami d'un albero



Ai rami d’un albero il sole

rimane adagiato un momento

dimentico delle parole

azzurre del vento,



rimane così come appeso

un tempo che sembra infinito

nel giallo impalpabile steso

sul cielo stupito,



rimane col giorno che muore

immobile e l’aria già nera

che ha aperto le porte del cuore

all’umida sera.

Casalecchio di Reno (Bologna), 31 luglio 2018

Nella calura estiva il sole sembra non tramontare mai, quasi si perdesse o volesse smarrirsi tra le cose tutt’intorno a noi, tra le case e le piante dei giardini o lungo il Reno. E così lo ritrovo appeso ai rami d’un albero, silenzioso tra il canto delle cicale che ne cantano la sua lenta, inesorabile agonia, allagando di sé tutto l’orizzonte. Ma in quest’attimo che non pare avere fine, in cui tutto si ferma, impercettibile sopraggiunge la sera, fresca d’un azzurro limpido nella sua liquidità trasparente. E anch’io rimango lì ad ascoltare musiche ignote, che risuonano solo in me, mentre il mondo circostante sembra incurante di questo spettacolo, e forse lo è pure, ma non importa. Il pensiero corre ad altre età e ad altri luoghi in cui tutto è perfetto, in cui tutto è ancora intero, alla ricerca della speranza. 

Copyright testi e foto (C) Federico Cinti 2018 

domenica 29 luglio 2018

Tempo ordinario - XVII domenica anno B



Agli occhi di Gesù quello che appare
poco o nulla alla folla disperata,
in cerca solo di chi può sfamare
i bisogni di un’unica giornata,

si fa un tesoro immenso da donare
gratuitamente all’anima assetata
e affamata di Dio che può colmare
la voglia d’assoluto in noi innata,

e moltiplica quindi i cinque pani
d’orzo e i due pesci ricevuti in dono
da un ragazzo imponendo le sue mani

e così rende grazie al Padre buono,
sazia gli uomini stanchi, i cuori insani,
dà se stesso con umile abbandono.

Casalecchio di Reno (Bologna), 29 luglio 2018



Dopo la compassione per gli Apostoli, inviati a compiere la missione d’annunziare il regno di Dio a tutti gli uomini, Gesù sente nel profondo il bisogno degli uomini che lo hanno seguito al di là del lago di Tiberiade e vuole sfamarli. Anche in questo caso dà mandato agli Apostoli e chiede a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Nell’uso del noi («potremo») Gesù, che potrebbe operare da solo, pretende l’aiuto degli uomini per costruire una realtà più giusta, in cui tutti abbiano di che mangiare e di che vivere. Filippo è spiazzato, come lo saremmo tutti noi, ma Gesù lo rassicura guardandolo fisso e scrutando nel suo intimo, finché Andrea non conduce un ragazzo che gli porta un cesto con cinque pani d’orzo, il pane degli ultimi, dei poveri e degli schiavi, e due pesci. Quel giovane ha il coraggio di condividere per primo assieme al Signore e così può avvenire il segno che Gesù darà di moltiplicare quel poco per tutti e anche di più, perché gli Apostoli raccoglieranno ben dodici canestri (uno a testa) con gli avanzi, perché nulla vada perduto di quel che il Signore opera. E così deve essere la nostra vita, un’offerta che poi Gesù moltiplicherà secondo il suo disegno, come il chicco di grano che produce una spiga dai molti chicchi. Certo, alle volte non è facile fidarsi, soprattutto quando la situazione non sembra possibile alle nostre piccole forze umane ed eccede ciò che riteniamo fattibile; ma il Signore è più grande di tutto e anch’egli s’affida alla volontà del Padre, così che anche noi, sul suo esempio e con il suo aiuto, operiamo cose grandi. Certo, non bisogna credere che il Gesù risolva miracolosamente tutti i nostri problemi, perché egli sa che cosa sia buono per noi. In un fiducioso affidamento a lui, però, tutto è veramente possibile..
Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: La moltiplicazione dei pani e dei pesci. Bernardo Strozzi, inizio del XVII secolo.- Wikipedia