E nel tornare stanchi, affaticati
presso di lui, finita la missione
nei luoghi in cui li aveva destinati
soltanto con i sandali e il bastone,
dopo averli di nuovo radunati
con amore, Gesù ne ha compassione,
soffre con quegli apostoli provati
da fame e sete, ha come l’impressione
che essi siano smarriti come un gregge
senza la guida, senza più il pastore,
e così li accudisce, li protegge,
dona tutto se stesso con ardore,
come fa con la Chiesa che sorregge
nel mondo, di cui è l’unico Signore.
Casalecchio di Reno (Bologna), 22 luglio 2018
A dirla tutta, la cosa che più colpisce nella pericope evangelica di questa XVI domenica del tempo "per annum" è senza dubbio che Gesù ha compassione per i suoi apostoli, che altro non sono coloro che aveva inviato ad annunciare il regno di Dio, a evangelizzare i villaggi vicini e lontani. E questo perché Gesù non è mai indifferente, Gesù partecipa in tutto alle sofferenze, alle fatiche e alle gioie degli uomini e delle donne: il suo cuore si apre ad abbracciare chi ha fame e sete di giustizia, chi opera per il bene comune del mondo. Ed è bello anche sapere che ha visto i suoi amici stanchi e affaticati, senza un attimo di riposo, e li ha radunati attorno a sé per farli fermare e riprendere un po', come noi in questi torridi giorni estivi: li aveva trovati come un gregge di pecore senza pastore, lui che era il pastore bello (come scrive il quarto Vangelo), ossia il buon Pastore. Sapere che non siamo mai soli, perché il Signore dell'universo ha compassione di noi è davvero una consolazione grandissima di cui essere grati e dà il senso alla nostra vita, a tutta la nostra vita cristiana, se è vero, ma è proprio vero, che ognuno di noi vuole restare con chi ama e con chi lo ama. Nessuno di noi è santo, ma tutti siamo sulla via della santità, e Gesù, nostra guida e nostro Pastore, non ci abbandona mai.
Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Gesù: il buon pastore. Mausoleo di Galla Placidia. Wikipedia
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