Se ha memoria di sé dopo la morte,
elegante Petrarca, il nostro cuore,
se vive oltre la tomba il nostro amore,
non soffristi morendo un così forte
tormento come il gaudio avuto in sorte
d’accompagnare Laura nel fulgore.
Lei i primi anni patì l’aspro livore
del fato, ti lasciò per vie contorte
nelle lacrime e in pianto. D’ora in poi
la folta folla dentro il Campo Eliso
può scorgervi felici passeggiare
sul Lete, finalmente contemplare
il legame inscindibile e indiviso
anche dopo la morte tra di voi.
Casalecchio di Reno (Bologna), 20 luglio
2018
Ricordo che, anni fa, e correva l’anno 2004, ed erano tempi di vera ebbrezza di poesia e di studio, partecipai all’impresa – o, come dicono i dotti, all’intrapresa – di assemblare un’antologia poetica sul Petrarchismo europeo del cinquecento (Rizzoli, Milano 2004). A me fu assegnata la sezione del petrarchismo neolatino e uno dei più bei componimenti dedicati a Petrarca era senza dubbio quello di George Buchanan (1506-1582), In tumulum Francisci Petrarchae, in Foricoenia sive epigrammatum libellus, che qui ho riproposto in una mia libera versione (tanto libera che da distici elegiaci ho tratto fuori un sonetto:
Si memor ipse sui est
animus post funera, culte
Petrarcha, et cineri uiuit inustus Amor,
Certe non tantum cepisti morte dolorem,
Quam gaudes Laurae nunc comes ier tuae.
Quae, fati inuidia primis oppressa sub
annis,
Te summo in luctu liquerat, et lacrymis.
Nunc uos Letheae spaciantes margine ripae,
Elysii spectat plebs numerosa fori.
Felices animae,
quarum dissoluere foedus
Mors quoque et
extremi non potuere rogi!
Mi pareva
particolarmente adatta, perché Petrarca è uno dei padri della poesia europea,
assieme a Dante. Poi i gusti sono gusti, ma questi due sommi poeti non sono
proprio in gara… insomma, non ce n’è per nessuno!
E poi anche io sono
molto sensibile alle ricorrenze e agli anniversari, perché in qualche modo
segnano e scandiscono le tappe della nostra memoria. Come dicevano gli antichi,
le Muse sono figlie di Mnemosyne, ossia la poesia è figlia della memoria: attraverso
i poeti, oggi diremmo i letterati, si conserva traccia di chi siamo e così, nel
ricordo, potremo sapere anche che cosa saremo. Chissà, forse per questo trovo
la poesia particolarmente importante nella mia vita di singolo e in quella
dell’epoca in cui mi trovo a vivere. Il resto è cronaca, il chiacchiericcio
querulo del giorno che passa senza lasciare traccia. Allora anche il compleanno
di Petrarca diventa importante per la costruzione di noi stessi, oggi che tutto
è nulla o vuole essere considerato nulla, nell’annichilimento di ogni valore
umano.
Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine:Anonimo, Laura e il Poeta, Casa di Francesco Petrarca, Arquà Petrarca (PD)-fonte:Wikipedia
Buongiorno. Circa cinque anni fa, mi inviò molto gentilmente due Suoi opuscoli sul Petrarca. Feci riferimento ad uno di essi in una nota del testo sul quale stavo lavorando. Tenevo a dargliene notizia, seppure molto in ritardo. Il testo nel quale appare il riferimento al Suo lavoro, è intitolato "Dante's Vita Nuova and Petrarchismo: A Critical Review of Contemporary Scholarship". Si tratta del primo capitolo del volume "The Routledge Research Companion to Anglo-Italian Renaissance Literature and Culture" (visionabile qui: https://books.google.fr/books?id=6tmMDwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=fr&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false). Rinnovo un grazie sincero per aver condiviso il suo testo sul Petrarchismo. vale- Marco Andreacchio (p.s. non ho trovato altro modo per contattarLa)
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