domenica 20 maggio 2018

Nella solennità di Pentecoste

Quando riusciamo a vincere il timore
del vivere, lo sforzo del momento
irrequieto, anche in noi il Consolatore
farà breccia con l’impeto d’un vento


che s’abbatte gagliardo dentro il cuore
ancora titubante, ancora lento
a credere davvero nell’amore
infinito di Dio che ci ha redento,


anche sopra di noi come una lingua
di fuoco il Santo Spirito invocato
si fermerà, senza che mai s’estingua,


e ci darà ogni dono a lui affidato,
perché anche in noi ogni istante si distingua
la carità di chi ama e di chi è amato.


Casalecchio di Reno (Bologna), 20 maggio 2018



Anche a noi, già, come agli Apostoli e a Maria, rinchiusi ancora dopo cinquanta giorni (questo, infatti, significa Pentecoste, "cinquantesimo giorno" dopo la Pasqua, ed era già festa ebraica che Gesù viene a completare) nel Cenacolo per paura, se siamo disposti ad aprire il cuore al messaggio del Signore risorto dai morti per la vita, anche a noi lo Spirito Santo aprirà il cuore, concederà di parlare tutte le lingue del mondo, perché la lingua dell'amore è una sola. Quello Spirito Santo che Gesù aveva promesso ai suoi discepoli e che chiama Consolatore e che noi definiamo Paraclito, che altro non significa se non invocato, chiamato presso, come il medico o l'infermiere che cura devotamente chi è malato, come l'avvocato che lotta strenuamente per la difesa di qualcuno, sarà sempre con noi. Ecco che cosa significa il termine Paraclito, che abbiamo un medico che ogni istante ci cura le ferite del cuore, un avvocato che costantemente intercede per la nostra salvezza presso Dio. E come facciamo ad avere ancora paura con un difensore così? Nel racconto degli "Atti degli Apostoli", Luca racconta che tutti - c'erano ancora molti stranieri a Gerusalemme - li sentirono parlare nella loro lingua nativa, anche se non conoscevano la lingua di quei Galilei discepoli del risorto. E così anche per noi la vita deve essere testimonianza eloquente di che cosa voglia dire essere cristiani, perché da questo saremo riconosciuti, se ci ameremo gli uni gli altri come Gesù ci ha amato. La Pentecoste è questo, l'inizio di una vita nuova nella fede del Risorto sotto l'ala dello spirito Santo Paraclito.

Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Giotto, Pentecoste, National Gallery, Londra, 1320-1325, Wikipedia.

2 commenti:

  1. Sempre molto belli e coinvolgenti i tuoi versi. Alto spessore.

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    1. Quando il momento e l'occasione coinvolgono interamente il nostro essere, come si fa a rimanere indifferenti? Le parole e i versi è come se sbocciassero da soli, è come se tutto fosse talmente ovvio da attuarsi da solo. Ecco, la vicenda successa il giorno di Pentecoste deve necessariamente accadere a ognuno di noi. del resto, la "sequentia aurea" di Nodker Balbulus, che si canta proprio in quella solennità, lo dice chiaro: "O lux beatissima, / reple cordis intima / tuorum fidelium" ("O luce beatissima, / riempi il cuor nell'intimo / dei tuoi discepoli") fino a donare il "sacrum septenarium", i sette doni dello Spirito Santo che possono essere condensati nell'amore. Del resto, Sant'agostino lo dice chiaro: “Ama e fa' ciò che vuoi”. E poi sempre grazie, carissima Marisa, delle tue parole, che mi permettono una qualche riflessione in più rispetto a quel che si è detto.

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