Canta, poeta: a questo tu sei nato,
figlio d’un cielo fattosi lontano
dentro il contorto spirito fiaccato
dall’inesausto andare quotidiano!
Intona, vate: questo ti fu dato
come divino dono sovrumano
tra i troppi eroi di un mondo dissennato
che vive della vita quasi invano!
Rapsodo, oltre le case, oltre le cose,
il tuo sguardo smarrendosi non muore
dell’effimera morte delle rose,
ma nel tuo amore semplice è l’amore
che dagli eterni secoli si pose
nella realtà pulsante di stupore.
Nella realtà è nascosto uno stupore che, di giorno in giorno, quasi d'ora in ora, va scoperto o riscoperto: alle volte, infatti, mi capita di abbracciare la bellezza delle cose semplici, di un caffè al bar, di una mattina tiepida, d'una musica che permea l'anima. Ecco, con i sensi di un bimbo percepisco (e mi esercito a percepire) tutto quello che mi ritrovo intorno. La stessa emozione mi capita di viverla a scuola, quando leggo e rileggo un testo che pure conosco benissimo, e tuttavia m'accorgo di un dettaglio, di una sfumatura, di un significato cui non avevo mai posto attenzione. Insomma, a tutto ciò io do il nome di poesia e, come sono capace e come ho imparato, provo a comunicarlo.
Copyright foto e testi (C) Federico Cinti 2018
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