Ieri, nel giorno dell’Epifania,
ci hanno fatto una visita i cugini
per assaggiare l’inclita poesia
di questi unici nostri tortellini,
fatti a mano ovviamente dalla zia
per i nostri parenti piacentini,
che qui hanno ritrovato la magia
di quando si era, e non si è più, bambini,
e mi hanno fatto bere, io che non bevo,
un sorso di gutturnio, il vino buono
che fanno là, che poi già conoscevo,
visto che proprio l’ultimo non sono,
anche se devo ammetterlo, e lo devo,
che mi è piaciuto, e chiederò perdono.
Casalecchio di Reno (Bologna), 7 gennaio 2018
Mio cugino Luca, che è poi in verità il marito di mia cugina, ieri è venuto con la famiglia a farci visita: ogni tanto lo si fa, dai, anche perché le feste hanno un po' questa funzione di riaggregare tutte (o buona parte delle) componenti familiari. La mamma aveva dato il meglio di sé: tortellini in brodo, fatti ovviamente a casa, come le lasagne del resto; per secondo, non sapendo che fare, aveva preparato cotolette, pollo e salsiccia. Il resto non lo ricordo, perché mi sono fermato molto prima del capolinea. La mamma sa che le lasagne non le deve dare a nessuno, perché sono il mio piatto preferito, e tutte le volte mi fa questo sgarbo... va bene, sì, la perdono anche questa volta. Luca, come sempre, porta i vini piacentini, in particolare il Gutturnio (stavolta l'Ortrugo non so perché non lo abbia portato): come da tradizione, mi ha raccontato che è stato inventato in onore di Calpurnia, la moglie di cesare, ottenuto tagliando Barbera e Croatina. Di solito non bevo, ma per lui ho fatto una piccola eccezione: ne ho bevuto un sorso. Mia cugina, invece, ha voluto che la mamma le raccontasse di quando era piccola... insomma, qualche lacrima ci è pure scappata, anche perché si finisce per ricordare sempre chi non ci è più, eppure si vorrebbe fosse ancora con noi. Brutta cosa la nostalgia...
Copyright foto e testi (C) Federico Cinti 2018
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