Un’eco di vita lontana
risuona laggiù nell’azzurro
del cielo, un’immagine vana
sospesa a un etereo sussurro,
un sogno d’un suono smarrito
nel suono d’un sogno sognato
o appena così percepito
ritorna da dove era nato,
e sembra, mi sembra, ma forse
mi sfugge qualcosa d’ignoto,
mi sembrano immobili corse
d’un fragile mondo remoto,
mi sembrano ciò che non sono
nell’ombra d’un occhio ormai stanco,
un’eco d’un sogno d’un suono
lontano, remoto qui a fianco.
L’azzurro leggero mi sfiora
col tocco di qualche carezza,
laggiù non so dove vapora
con soffi di placida ebrezza,
galleggio per l’aria serena
a morto nel lago del cuore,
blandito dai palpiti appena
d’un altro me, adesso migliore,
e sento, mi sento una pace
nell’anima adesso sospesa
nell’ora che fugge incapace
di quiete, mi sento in attesa
d’un raggio di luce improvviso
sul languido azzurro del giorno,
d’un semplice, dolce sorriso
su un lieve, improvviso ritorno.
Casalecchio di Reno (Bologna), 29 agosto 2018
E quando senti il mondo entrare dalla finestra così
attutito, così lontano per l’azzurro del cielo, l’immaginazione non può che
figurarsi spazi senza fine. E si vaga, si corre dove non si è mai giunti, si
scoprono cose di cui non si conosceva nemmeno l’esistenza, si avvertono
sensazioni mai provate prima. Ed è come una vertigine sulla profondità degli
abissi, un volo in cui s’abbraccia tutto l’orizzonte quasi al di là degli estremi
confini del tutto. E il tutto si popola di suoni mai uditi, laggiù, in fondo in
fondo, forse nel lago del cuore, tra i ventricoli che corrono nel loro eterno
ciclo vitale. E poi l’azzurro che investe ogni più piccolo interstizio, come una
fascia polverosa, ma inconsistente. Un viaggio, un altro viaggio, un sogno che
s’avvera nell’eco d’una vita remota, eppure vicinissima. E poi il ritorno
improvviso, come se qualcuno ci avesse richiamato all’hic et nunc, a tenere
i piedi a terra, perché il sogno è finito e anche la sua attesa. O forse solo
perché quell’attesa si è realizzata finalmente e il sogno è divenuto realtà,
mentre i confini non esistono più e tutto è possibile in questo mondo in cui
tutto è solo probabile. E allora è la felicità, l’ebrezza di un momento
irripetibile. Ecco, così mi è capitato questo pomeriggio
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