Studio. Lontano per il grigio un suono
di temporale. Studio. Nella stanza
un’afa greve, un canto di cicale
dagli alberi vicini. Studio: sono
immerso fino all’ultima distanza
del mondo. Studio. Ancora il temporale
in soffi luminosi, soffi arcani,
a un tratto percepiti, a un tratto vani.
Eppure, in
questo strano giorno estivo, tutto trascorre impercettibilmente, tutto va
proprio come se nulla fosse, mentre un’afa greve opprime le ore che passano tra
gocce di pioggia, fulmini inseguiti da tuoni lontani e vicini. Io resto qui,
resto nel mio studio a fare qualche cosa, come se nulla fosse o come se io
volessi che nulla fosse. E il grigio vibra d’una inquietudine che si trasmette
anche all’orizzonte, anche dove il mondo si perde sull’ultima linea
rerum. Ma è fantasia, soltanto fantasia,
quella che mi conduce per mano non so dove ad ascoltare quel che mi circonda,
oggi che è venerdì, che la settimana s’approssima a terminare di nuovo nel suo
ciclo inarrestabile. Qualcosa deve succedere se qualcosa non è già successo, ma
non siamo padroni del tempo né dello spazio. Ecco, assistiamo, alle volte come
muti spettatori, a quel che ci capita intorno, come in questa giornata così
vacua e sospesa a non si sa che appigli. Ma non capisco se sia io a essere
indifferente al mondo o il mondo a essere indifferente a me.
Copyright (C) testi Federico Cinti 2018
Immagine:Photo by eberhard grossgasteiger on Unsplash
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