Lo ricordo quel sabato: ricordo
che tu eri là, e non sapevamo niente,
il telefono grigio in bachelite
ci dilaniava l’anima, sul bordo
dell’abisso brandelli di una gente
senza più volto o età, squarci di vite
sacrificate al nulla; il tuo ritorno
fioca luce nel buio di quel giorno.
Casalecchio di Reno (Bologna), 2 agosto 2017
Ero piccolo, è vero, perché avevo solo cinque anni, ma quel sabato mi resterà scolpito nella memoria. Non è una cronaca, ma qualcosa che va a flash, a squarci: il telefono che suonava ripetutamente, la mamma che sbiancava ogni istante di più, un’amica di famiglia che cercava di placare, per quanto possibile, gli animi. Era un caldo sabato d’agosto, quel 2 agosto del 1980. Il giorno dopo dovevamo partire per il mare, dato che non avevamo trovato posto per quel sabato in treno. E mio padre era al lavoro, come tutti i giorni tranne il martedì: lavorava in stazione, al diurno. Io non capivo bene, ma percepivo la drammaticità di quelle ore come le può vivere un bambino di cinque anni. E poi il ritorno di mio padre, sano e salvo, i suoi racconti incredibili, come quello di essersi trovato fuori dal diurno senza accorgersene con il rasoio in mano, come quello di aver visto persone senza testa camminare. Un giorno buio, terribile, senza senso. Per noi la luce si è riaccesa: mio padre era tornato ai nostri affetti. Per molti tutto è finito nella follia di una strage senza un perché, di cui ancora poco si sa. Anche adesso che mio padre non c’è più per la nostra famiglia e per tutti il 2 agosto resta un giorno terribile e del tutto incomprensibile.
Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Il simbolo della strage del 2 agosto 1980: l’orologio della stazione centrale bloccato alle 10:25, ora esatta dell’esplosione (Ansa e Olycom/Giorgio Benvenuti)- da:https://www.corriere.it/reportages/cronache/2015/bologna-ieri-e-oggi/
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