martedì 28 agosto 2018

A sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa



Spinto da un desiderio sconfinato
alla ricerca dell’eterno bene
iscritto in noi da Dio, che ci ha creato,
ci guida, ci protegge, ci sostiene,

Agostino, quel Dio che hai ricercato
ogni giorno spezzando le catene
del nostro essere breve, limitato
spesso soltanto a ciò che ci conviene,

ora ti mostra splendido il suo volto
nella patria celeste cui con fede
fin da vescovo tu fosti rivolto,

dottore cui la Chiesa ardente chiede
d’intercedere offrendole il tuo ascolto,
ora che è il Paradiso la tua sede.
Casalecchio di Reno (Bologna), 28 agosto 2018
 Non mi è mai facile, anche quando lo propongo ai miei studenti, parlare di Agostino (354-430), il santo Vescovo di Ippona, perché è arduo tracciare un perimetro convincente della sua personalità e della sua spiritualità. Mi limito a raccontare il suo percorso di ricerca instancabile della verità, non privo d’inciampi e di errori, anche se la madre, Monica, gli aveva impartito una sana educazione cristiana. Lo studio, alle volte, rischia di essere un pericolo di traviamento: dopo aver letto l’Ortensius di Cicerone, infatti, il nostro santo abbraccia la filosofia e il manicheismo. È lo stesso Agostino a parlarcene nelle sue Confessiones, opera che è una sorta di colloquio vero e sincero della sua anima con Dio e che tutti dovrebbero avere l’umiltà (oltre che il piacere) di leggere. Solo quando giunge a Milano, dove incontra Ambrogio, vescovo della città, la sua conversione è piena e autentica. Insomma, chi è sincero con se stesso è in grado di ripensare a quel che era, a quel che è, ma soprattutto a quel che vuole essere per amore del Signore. Il santo vescovo d’Ippona era così e non si è mai sottratto ai suoi impegni pastorali, pur continuando la sua speculazione dottrinale, scrivendo opere capitali per il cristianesimo dei secoli successivi, tanto che ancora oggi possiamo in qualche modo dirci eredi di Agostino. Ancora oggi egli ci prende per mano, illustrandoci con sapienza le Sacre Scritture, facendoci addentrare nelle pieghe più recondite dei misteri della nostra fede, mostrandoci pienamente realizzato in lui il comandamento dell’amore. Ed è così che lo voglio ricordare, come momento più evidente che la fede è un atto di ragione. 

Copyright (C) testi Federico Cinti 2018
Immagine: Alex Patru:Vetrata istoriata- fonte: https://images.freeimages.com

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