martedì 27 febbraio 2018

Carissimo Chopin

Sarà il caso, chissà, sarà il destino
se poi esiste, sarà la provvidenza
effusa dallo Spirito divino
per grazia su ogni singola esistenza,


sarà che fin da quando ero bambino
l’ho sentita come intima mia essenza,
sarà quel che non so, ma a cui m’inchino
con la più naturale reverenza,


sarà che mi ci trovo, ci sto bene,
e senza alcun problema te lo dico
così come mi va, come mi viene,


vestito un po’ di nuovo, un po’ d’antico,
come mi sento, come mi conviene,
ma anch’io, lo sai, mi chiamo Federico.


Casalecchio di Reno (Bologna), 27 febbraio 2018


Temo che abbia ragione Arthur Schopenhauer a dire che l'arte più sublime sia la musica, anche perché va dritta al cuore, oltre ovviamente che alle orecchie. Per alcuni musicisti poi è ancora più vero. Ricordo una sera in cui volevo correggere compiti e misi, come sottofondo, visto che era sera, i "Notturni" di Fryderyk Chopin. Beh, mal me ne incolse, perché, rapito da quel linguaggio senza limiti e confini, smisi immantinente il mio consueto ufficio e altro non feci se non lasciarmi cullare per tutta la durata dell'esecuzione. Oh, anche adesso dovrei correggere compiti, tanto per cambiare, ma il dialogo con questo eccezionale genio della musica mi fa pensare che sia il caso di rimandare a domani. e poi, nemmeno a farlo apposta, si chiama come me, si chiama Federico... un altro gioco di specchi? Io in lui o lui in me (o entrambi in un'altra dimensione)? Non so perché, ma alle volte mi lascio trascinare dalla potenza dei nomi e dalla suggestione delle parole. Del resto, anche la parola è suono, è sostanza fonica in grado di creare a livello, chiaramente pure etimologico, poetico. E la musica? La musica è l'arte per eccellenza delle Muse, come poi la parola... e si quadra il cerchio.

Copyright (C) Federico Cinti 2018 

Immagine: Google immagini

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