sabato 3 febbraio 2018

Letture bolognesi

E non era soltanto nostalgia
d'un ricordo lontano, del passato,
che lentamente sta fuggendo via
in silenzio, così, dimenticato

tra le pieghe di qualche fantasia,
ma forse il desiderio inconfessato
di risentire un verso o una poesia
famosa d'un autore già studiato

e tradotto in dialetto bolognese
a trattenerci un pomeriggio uggioso
a San Lazzaro, là, senza pretese,

nel caldo buono, dolce, premuroso
del cuore, un venerdì d'inizio mese,
cercando un po' di pace, di riposo.

Casalecchio di Reno (Bologna), 3 febbraio 2018


È una sensazione di dolce straniamento ripensare al pomeriggio di ieri, passato al Centro sociale Fiorenzo Malpensa di San Lazzaro (via Carlo Jussi, 33), a presentare il nostro magnifico libretto, il solito “Parnaso” (mi sa che ormai lo conoscono tutti),  perché anche nella memoria mi pare così sospeso in una dimensione fuori del tempo e dello spazio. La stagione era brutta, come del resto oggi che ha pure nevicato, umida come poche altre in quest’ultimo periodo, eppure la sala era piena di calore, tanto calore umano. Altre volte non è stato così, intendo dire ad altre presentazioni. Mi avevano voluto accompagnare anche mia nipote e mia mamma, visto che la clac non è acqua; ma la squadra era al completo, la squadra dei curatori dico, ossia Federico Galloni, Francesco Pieri e io. I promotori dell’evento, Giordana e Angelo, sono stati due raffinatissimi padroni di casa e infatti tutto è stato curato fin nei minimi dettagli, anche nel buffet così delicato e gustoso. Abbiamo letto parecchie poesie tradotte in bolognese, ovviamente; io mi sono letto molte delle mie con un certo à plomb. Non faccio per vantarmi, ma ormai ho un po’ di mestiere. Erano venute anche la mamma e la suocera di un carissimo amico, Fabrizio, che per motivi professionali – si dice sempre così – non aveva potuto partecipare. Insomma, la serata è finita nel migliore dei modi, con un invito a cena di Mauro e Stefania, che ci hanno tenuto ad avermi ospite a casa loro per continuare quel clima così amichevole del pomeriggio. Davvero, allora, il bolognese è – come tutti i dialetti – un territorio (chiamiamolo così) di incontro, d’interazione pure intergenerazionale, è lo strumento con cui tutti si ritrovano e s’intendono. E poi la poesia… ma che cos’è la poesia se non la voce dell’anima? In dialetto essa assume una concretezza e una vivacità che non sempre ha, almeno di primo acchito, la lingua trita e vieta che si parla tutti i giorni.

Copyright foto e testo (C) Federico Cinti 2018

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