sabato 17 febbraio 2018

Sopracciglio


Metafisico l’irto sopracciglio
si stende solitario lungo l’arco
orbitale a indagare l’infinito

oltre di sé, a cercare qualche appiglio
a non si sa che cosa, a un breve varco
al di là del già visto, già sentito,

nell’esserci dell’essere sul ponte
sprofondatosi dentro l’orizzonte.

Casalecchio di Reno (Bologna), 11 luglio 2017


Sono passati ormai più di vent'anni da quando lessi per la prima volta il "Pasticciaccio" di Gadda, ma l'incipit non me lo riesco a togliere dalla mente. Già, perché la descrizione di don Ciccio Ingravallo, comandato alla mobile, ha un che di trascendente. In particolare, mi piace quando dice «ubiquo ai casi, onnipresente su gli affari tenebrosi. Di statura media, piuttosto rotondo della persona, o forse un po' tozzo, di capelli neri e folti e cresputi che gli venivan fuori dalla metà della fronte quasi a riparargli i due bernoccoli metafisici dal bel sole d'Italia, aveva un'Aria un po' assonnata, un'andatura greve e diniccolata, un fare un po' tonto come di persona che combatte con una laboriosa digestione» (C.E. Gadda, "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana").
Ecco, i «due bernoccoli metafisici» mi fanno venire in mente il mio lungo sopracciglio, quello che spunta così irriverente su quasi tutta l'arcata orbitale. Oh, non so come spiegarlo, ma ne vado anche fiero, al punto che, oggi pomeriggio, un'amica di famiglia mi ha fatto una foto per immortalare il tutto. Non vuole che la citi, e non la citerò, ma mi hanno detto che il tutto è venuto pure di una certa qualità... del resto, si sa, il soggetto è ottimo.

Copyright foto e testi (C) Federico Cinti 2018

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