giovedì 15 febbraio 2018

Mercoledì delle Ceneri


Nel silenzio indicibile il fruscio
d’un sibilo impalpabile di vento
dove è ogni cosa informe, il tremolio
nel’agitarsi lieve del momento

trascorso appena prima dell’avvio
dell’essere, dell’esserci, l’avvento
dell’uomo fatto a immagine di Dio
e a somiglianza sua, quale strumento

d’amore inesauribile, infinito,
d’un uomo troppo spesso sfigurato
da se stesso, nel cuore inorgoglito

dalla sua presunzione, dal peccato,
opaco dentro l’anima, che il rito
di queste sante Ceneri ha lavato.

Casalecchio di Reno (Bologna), 15 febbraio 2018


Ecco, sentirsi come davanti a quel che saremo, anzi no: a quel che siamo. Già, perché il versetto "memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris" richiama la coscienza della nostra creazione dalla polvere. Ieri, durante il rito dell'imposizione delle sante Ceneri sulla testa ho avvertito prepotentemente questo, un senso di finitudine e di nulllità delle cose che mi circondano. Sono rimasto turbato, come se io lo scoprissi per la prima volta, e forse era anche vero; era quasi camminare sull'abisso. Eppure, non mi sentivo solo; eppure, sapevo che quel nulla percepito aveva il suo senso nell'universo, in quell'andare del tutto verso un'unica direzione. E quel senso mi è stato dato proprio dalla croce, segno di morte e di risurrezione, congiunzione tra la terra e il cielo da una parte all'altra della realtà circostante. Polvere, sì, sono polvere, ma una polvere plasmata con un preciso disegno da compiere. Dopo essermi liberato dalle inutili zavorre che mi tengono attaccato al suolo, dopo che mi è stata indicata la via è forse questo il momento di intraprendere il viaggio.

Copyrigt (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Mercoledì delle Ceneri, acquerello di Julian Fałat, 1881


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