lunedì 11 giugno 2018

La mattinata al bar

Si ferma il tempo al bar, indugia l'ora
dimentica di sé: fuori la vita
brulica d'ansia greve che divora
la via smarrita


tra impegni altrui, in giornate troppo corte
per resistere all'ultimo minuto
del presente, tra mille anime assorte
dopo il saluto


nel ricurvo silenzio, nello spazio
oltre di chi, ormai privo delle sue ali,
vuole volare via, forse già sazio
di cose uguali


sempre a se stesse. Al bar l'aria è leggera,
simile a un dolce balsamo, risana
lo spirito in attesa della sera
rosea, lontana


dalla notte più torbida, accarezza
tra mille, quasi inutili discorsi
buttati là per sbaglio, ogni altra asprezza,
senza rimorsi.


Casalecchio di Reno (Bologna), 11 giugno 2018


Dell'abitudine inveterata che, a poco a poco, diventa rito, no, non se ne può proprio fare a meno, e intendo quello di andare al bar. Certo, durante l'anno, quando si va a scuola presto, tutto diventa più macchinoso... non direi difficile, perché ogni difficoltà poi si supera agevolmente, ma macchinoso sì: il freddo, le angustie dei tavolini l'uno messo di fianco all'altro, il via vai continuo. Quando però viene la bella stagione, starsene al di fuori, tra un sipario di verdi piante tutt'intorno è impagabile. Noi ci si va sul prestino, ma anche questa è ovviamente un'abitudine tutta nostra, e così vediamo arrivare tutte le persone che conosciamo, con cui possiamo fare due chiacchiere (o anche tre o quattro). Alle volte si discute quel che c'è scritto sul "Carlino"... sì, non sarà un gran giornale, come dicono gli intellettuali che si danno un tono, ma a me piace molto, anche perché c'è tutta la cronaca di Bologna e dintorni. E poi il caffè, il rito del caffè, quello buono, dall'aroma intenso. Insomma, a per me un che di metafisico. E a quanto pare non solo per me, perché la gente è sempre molta. D'estate si va preferibilmente da Enza, al Bar Latteria Giorgio, alla croce, perché abbiamo fatto il nido lì. La mattinata corre subito, va via con una leggerezza estrema, anche se l'ora pare ferma, immobile. Già, è l'incantesimo del bar, dello spazio aperto sotto il portico come un abbraccio aperto all'accoglienza. Al bar s'impara un po' tutto, anche quello che non si vuole; ma è nelle regole del gioco. E il sole fa capolino tra le tende e gli archi del portico, mentre dietro il cortile aperto sulle case alle volte manda una dolce frescura e un profumo di panni stesi. E a me piace tanto restare lì, anche se apparentemente non si fa nulla di rilevante, perché è semplicemente un modo per cogliere la vita nella sua essenza più semplice e più vera.

Copyright testi e foto (C) Federico Cinti 2018

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