venerdì 13 luglio 2018

E poi finì il mio viaggio. Dante nel Paradiso dal Giardino poetico


E al sommo dell'altura
mi riposai felice,
lieve per l'aria pura
di nuovo con Beatrice, 

amore di una vita,
la mia, spesso tortuosa,
come la via smarrita
per l'ansia senza posa 

del vivere ogni giorno, 
infine ritrovata
nell'ultimo ritorno
intatta, mai mutata. 

Attraversai la chiara
azzurrità del cielo
 con una gioia rara
 oltre ogni umano velo,

 quella che nasce in cuore
 se si ha ciò che si vuole,
come nel prato il fiore
più bello al dolce sole, 

quando in noi si risana
ogni ferita o piaga
e il male s'allontana
dall'anima presaga. 

E naufragai nel mare
dell'essere infinito
dove potei placare
il desiderio ardito 

del mio essere mortale
mai soddisfatto appieno
dal vivere mortale
non sempre in me sereno, 

e ritrovai il mio io
davanti al sommo raggio
dell'uno e trino Dio,
in cui finii il mio viaggio.

Casalecchio di Reno (Bologna), 13 luglio 2018


E Dante si profonda, ossia s'immerge completamente, nel grande mare dell'essere, che altro non è che Dio, l'infinito e sommo bene. Era partito, dopo dieci anni dalla morte di Beatrice, nel 1300 per un viaggio apparentemente senza speranza, che il poeta definisce "alto passo", ed era partito per la sua "altezza d'ingegno". Aveva attraversato le profondità abissali dell'Inferno e del suo cuore per comprendere l'abiezione di chi si vuole uguagliare, creatura quale è, al Creatore, andando al di là di ogni limite della propria natura. 
Dante, invece, non cede alla lusinga, che pure gli si era prospettata in dieci anni di traviamento morale, spirituale e soprattutto intellettuale, e si affida, s'abbandona completamente al volere di chi sa che cosa sia il suo bene. Nel momento di massimo sconforto, incontra qualcuno che gli tende la mano, un amico, un padre, una guida, che lo condurrà per l'Inferno e il Purgatorio. da soli non ci si salva. 
Uscito dal gorgo, dall'immenso pelago in cui aveva rischiato di affondare tragicamente e per sempre, si trova dinanzi alla montagna del suo pentimento e della sua purificazione. E comincia la seconda tappa del viaggio, quella della riacquisizione di se stesso. E Dante giunge alla vetta di quel monte, il Purgatorio, che si era formato quando Lucifero, l'angelo più bello, dopo aver peccato d'orgoglio proprio per la sua bellezza, era caduto al centro dell'universo e la terra, per l'orrore di quell'essere ignominioso, si era ritratta ed era andata a formare la montagna della salvezza, alla cui cima sta il Paradiso terrestre. 
Ed è da lì che Dante comincia l'ultima ascesa attraverso i cieli, i nove cieli che costituiscono la perfezione dell'universo. e alla fine del viaggio può appagare finalmente la sua sete d'assoluto, il suo desiderio del sommo bene, vedendo faccia a faccia Dio. Ecco, Dante ci ricorda che, diversamente da Ulisse, esiste un metodo, un percorso per giungere alla felicità, che passa attraverso il rispetto dei nostri a volte insopportabili limiti. 
Di questo e di altro parleremo stasera, 13 luglio, e domani sera, 14 luglio, al "Giardino poetico", presso il Teatro dei 25, via Giuseppe Cesare Abba 6a, Bologna.

Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Dante e Beatrice contemplano l'Empireo (Paradiso - Canto trentunesimo) - incisione di Gustave Dorè, Wikipedia



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