martedì 3 luglio 2018

Il Cantico dei Cantici di Salomone

Un testo così bello come il "Cantico dei cantici" non è possibile immaginarlo: più lo leggo e più mi si scioglie il cuore. oggi mi sono messo a ritradurne il primo capitolo per poterlo dedicare a un'amica carissima e ogni volta è un'emozione nuova e più grande. 
Non so, è la poesia dell'amore che ogni volta si ripete, simile, ma sempre diversa, tra sposo e sposa, tra Creatore e creatura, tra l'anima e il Salvatore. 
Non so, è proprio un miracolo, come quando s'incontra la persona amata e non si può che pensare a lei tutto il giorno, come se fosse il primo pensiero del mattino e l'ultimo in cui ci si addormenta. 
Già, perché il "Cantico dei cantici", che vale come un superlativo (quasi a dire il canticissimo), è la storia di ognuno di noi, è il senso della vita che si vive di giorno in giorno, quando si condivide tutto, un momento, un sorriso, una carezza, un piccolo dono, ma che mostra che l'altra persona è tutto per noi. E andrebbe letto a voce alta, intonato nelle piazze e nelle corti, come un soffio rigenerante per l'anima. Forse è vero quello che disse Rabbi Akiwa, ossia che il "Cantico dei cantici" è il più bel dono che il Signore ha fatto a Israele. 
E anche io, anni fa, per il matrimonio di due carissimi amici, tentai una versione dalla "Vulgata" (la Sacra Scrittura tradotta in latino da san Girolamo), perché volevo donarla loro, mentre il dono più bello è stato scoprire un tesoro inestimabile. E oggi ho riprovato a ritradurlo, come sono capace oggi, pensando ad altro, perché poi si cambia, ma il testo resta un miracolo. Anche in questo caso ho seguito il testo latino, salvo in alcuni punti in cui me ne sono distanziato, perché ho seguito altre versioni. Insomma, mi sento ancora tutto inebriato dalla sua fragranza.

SPOSA
La sua bocca mi baci coi suoi baci!
Perché il tuo seno inebria più del vino,
fragrante com’è d’ottimi profumi,
il nome tuo è un aroma che si spande:
perciò t’amano tutte le fanciulle!
Dietro di te trascinami: corriamo!
Il re introduce me nelle sue stanze:
gioiremo di te ed esulteremo,
ricordando il tuo seno più del vino.
A ragione di te ci s’innamora!
Sono scura, ma bella, sì, lo ammetto,
o care figlie di Gerusalemme,
come lo sono le tende di Kedar,
come di Salomone le cortine.
Non mi rimproverate che son bruna,
perché il sole, sì, il sole mi ha abbronzato.
Mi erano contro i figli di mia madre:
mi hanno posto a custodia delle vigne,
ma la mia vigna non l’ho custodita.
Ma dimmi, amore dell’anima mia,
dove vai a pascolare le tue greggi,
dove le fai dormire a mezzogiorno,
perché io non inizi a errare intorno
tra le greggi qua e là dei tuoi compagni.


FIGLIE DI GERUSALEMME
Se non lo sai, o bella tra le donne,
Esci e segui le orme delle greggi,
E porta a pascolare le tue capre
Nei pressi delle tende dei pastori.


SPOSO
Alla puledra che s’aggioga al carro
del Faraone, amica, io ti somiglio.
Belle come di tortora hai le guance
e bello hai il collo simile a un monile.
Per te faremo collanine d’oro
attorcigliate con argentei fili.


SPOSA
Mentre sul suo divano il re è disteso,
spande intorno il mio nardo il suo profumo
Un sacchetto di mirra, ecco, è il mio amore,
trascorrerà la notte tra il mio seno.
Un grappolo di Cipro, ecco, è il mio amore,
Cresciuto in mezzo alle vigne di Engaddi.


SPOSO
Ecco quanto sei bella, amica mia,
ecco sei bella: hai occhi di colomba!


SPOSA
Quanto sei bello, amore mio, e soave!
Il nostro caro letto è verdeggiante,
le nostre travi in casa sono in cedro,
i nostri cassettoni di cipresso.


Casalecchio di Reno (Bologna), 3 luglio 2018




Copyright (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Rob Waterhouse, Tortora dal collare, https://it.freeimages.com/

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