lunedì 18 dicembre 2017

Il nettare di Neera

Janus Secundus (1511-1536), Basium IV

Non dà baci, dà nettare Neera,
dà all’anima fragranze rugiadose,
dà nardo e timo assieme a cinnamomo,
e miele quale colgono le api
sull’Imetto o tra rose di cecropia,
e qua e là cinto da virginee cere
proteggono di vimini in un cesto.
Se molti me ne dai da divorare,
subito in essi diverrò immortale,
e degli immensi dèi godrò il banchetto.
Ma risparmia, risparmia un tale dono,
o fa’ che tu con me sia, Neera, dea!
Mense di dèi senza di te non voglio,
neppure se dee e dèi, escluso Giove,
mi fanno re dei rutilanti regni.


Casalecchio di Reno (Bologna), 18 agosto 2017


Basium 4
Non dat basia, dat Neaera nectar,
dat rores animae suaveolentes,
dat nardumque, thymumque, cinnamumque,
et mel, quale iugis legunt Hymetti,
aut in Cecropiis apes rosetis,
atque hinc virgineis et inde ceris
saeptum vimineo tegunt quasillo.
Quae si multa mihi voranda dentur,
immortalis in iis repente fiam,
magnorumque epulis fruar deorum.
Sed tu munere parce, parce tali,
aut mecum dea fac, Neaera, fias:
non mensas sine te volo deorum:
non si me rutilis praeesse regnis,
excluso Iove, di deaeque cogant.



So che non si dovrebbe fare, ma ogni tanto scivolo nella tentazione di rileggere i miei lavori, in particolare le mie traduzioni. Non si dovrebbe fare, perché tradurre è come guardare lo specchio: chi si riflette cambia costantemente, lo specchio resta sempre uguale.
Insomma, mi è venuta voglia, dopo la recente uscita della mia Saffo, di ripescare le versioni poetiche che avevo approntato nel 2003 in preparazione di una pubblicazione per il convegno internazionale sul petrarchismo europeo (nel 2004 ricorreva, infatti, il settimo centenario della nascita di Francesco Petrarca). Avevo preparato con grande zelo la sezione dei poeti neolatini italiani ed europei per l'antologia, pubblicata dalla Rizzoli di Milano, dal titolo Petrarchisti europei del cinquecento (a cura di Anselmi, Forni, Elam e Monda), e ne ero anche molto soddisfatto.

Ecco, in particolare, sono andato a cercare alcuni testi dei Basia di Jan Second Everaerts (Secundus, 1511-1536), perché straordinariamente legati ai mille baci del mio Catullo… Una delusione così non la provavo da tempo: mi sembrava di leggere la traduzione d’un altro. Poi ho realizzato che, effettivamente, nel 2003 ero davvero un altro e non ho potuto fare a meno di rifare la traduzione di questo mirabile poeta olandese, morto giovanissimo. Intendiamoci: quel che avevo fatto allora andava benissimo, non vi erano errori di sorta. Ma io, quell’io di allora, non la riconoscevo più come mia. Ho sentito quindi la necessità di rifarla per liberarmi come di un peso insopportabile. Magari, prossimamente, proporrò altri Basia di Secundus e – perché no? – anche di altri poeti neolatini. 

Copyright (C) Federico Cinti 2017

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