sabato 23 dicembre 2017

Lapidario. A mo' di prologo

Nell’orticello della nostra aiuola
che ci rende tra noi tanto feroci
con l’uso o con l’abuso di parola
accompagnata spesso da atti atroci,

nell’angolo di mondo della scuola
fatto di mille, anzi infiniti, incroci,
di prese per il naso o per la gola
per non dire ovviamente di altre foci,

quando qualcuno infine viene meno
sparendo da patrizio o da plebeo
a seconda dell’animo che ha in seno,

io dico qui ogni sua virtù, ogni neo,
su lapidi, alla riva del mio Reno,
come un novello Mastro Edgardo Leo.

Casalecchio di Reno (Bologna), 23 ottobre 2017


Mi sarebbe sempre piaciuto scrivere qualche cosa che, prima della fine irreparabile delle persone da me conosciute, ne mettesse in luce pregi e difetti. Sì, va bene, lo ammetto: alle volte indugio più sui difetti che sui pregi, ma questi sono piccoli dettagli su cui mi sento di sorvolare, anche perché le lodi sperticate suonano spesso come false e tendenziose, mentre le critiche corrosive sono per lo più costruttive, a fin di bene. Per onorare questo progetto ho immaginato un’antologia molto simile a quella scritta da edgar Lee Masters per Spoon River, una serie di lapidi funerarie che vorrei prendessero il nome di Lapidario. Certo, con “lapidario”, di solito, s’intende un’opera che studi i sassi, i lapides, ma non stiamo troppo a sottilizzare. Intanto ho scritto il possibile prologo, riferito solo al mondo limitato della scuola; ma non è detto che io non espanda le mie cerchie alll’infinito: in fondo, la fantasia non ha né deve avere limiti. 

Copyright (C) Federico Cinti 2017

Immagine: Francobollo statunitense dedicato a Edgar Lee Masters, Wikipedia

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