sabato 30 dicembre 2017

Nel rivolgermi indietro

Mi resta addosso della gita a Roma
di ieri il sole tiepido nel gelo
di questo inverno limpido, l’aroma
di non so quanti più caffè, del cielo

senza nuvole, come mi spiegava
di tanto in tanto fiero il caro amico
Massimiliano, che m’accompagnava,
che accompagnava un lieto Federico

nei suoi luoghi; nell’anima ho il sapore
intenso dei carciofi alla giudia
di quella carbonara dall’odore
superiore a qualsiasi fantasia,

le fragoline con lo zabaione
dolce come la languida carezza
del tramonto, di mille cose buone
di cui si percepisce la certezza,

come dono da mettere sul petto
a chi ci sta vicino, a chi si tiene,
con gesto delicato, con affetto,
a chi naturalmente si vuol bene.

Casalecchio di Reno (Bologna), 30 dicembre 2017


Eppure ieri Massimiliano, il mio amico, ha voluto cambiare itinerario, per farmi scoprire nuovi angoli della Città Eterna. Sì, da Ciro siamo passati, baci e abbracci di rito, per non trascurare alcun dettaglio della consuetudine; ma poi abbiamo scantonato poco più in là, alla Pollarola: dovevo assolutamente assaggiare i carciofi alla giudia e gli spaghetti alla carbonara, per non parlare delle fragoline con lo zabaione. Che dire? Un'ebbrezza che mi porto ancora addosso. Al Pantheon c'eravamo già fermati, il pomeriggio aveva ancora da venire. 


Dopo aver soddisfatto l'imcombenza per cui ero colà, mi ha condotto in piazza Barberini, quando già il tramonto imporporava come un sorriso l'Urbe delle mie versioni ginnasiali e liceali. Mi è tornato alla memoria, si parva licet componere magnis, il verso di Carducci che recita: "il desiderio vano della bellezza antica" ("Nella piazza di san Petronio", 20). Certo, il leone maremmano lo riferisce alla mia Bologna, ma Roma resta sempre uno splendido connubio d'antico e contemporaneo: avrà poi ragione Pirandello ad affermare che la nostra capitale si sia trasformata da acquasantiera in posacenere? Non lo so, ma penso di no...


 Copyright foto e testi (C) Federico Cinti 2017

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