dopo le
scorribande di una vita,
dal
corridoio angusto del bancone
nel suo
storico bar, il Margherita,
sonnecchiando
per finta o professione
agli
occhi di una fauna divertita,
di cui sa
con estrema precisione
ogni
minima cosa, anche proibita,
Mauro dà
sfogo alle sue turpi voglie
culinarie
con piatti da trattore
inventati
con arte dalla moglie
e narra
come un fine dicitore
le storie
altrui, raccolte sulle soglie
del suo
antico Caffè per ore e ore.
Casalecchio
di Reno (Bologna), 16 agosto 2016
E il Caffè Margherita dopo il ponte del Reno, se si viene da
Bologna, sotto il portico di sinistra? È per me un luogo dell’anima ormai. E
dire che ci capitai quasi per caso, anche se sono vissuto da sempre a
Casalecchio. Per tre quarti della mia vita, del resto, e non fatico a
confessarlo, per me non c’era molto più che la Croce. Casalecchio? Sì, il mio
comune, andando a destra per la Porrettana: nulla di più. Poi presi servizio al
Liceo Leonardo e divenni – credo per sbaglio – consigliere comunale. Ecco che un
giorno entrai al Margherita, dicendo forte, come mio solito: «Ma qui la porta
non è a norma!».
Il barista era lì, nel solito tavolino di sinistra, con
qualche avventore di quelli soliti. Mi fece entrare, ma mi disse che, se
volevo, potevo stare anche fuori. Insomma, avevo conosciuto Mauro Ventura. La
battuta non gli mancava, il bolognese nemmeno: a dirla in breve, era perfetto.
Nel tempo compresi che aveva una parola per tutti. Addirittura, quando decise
di fare un libercolo per i 130 anni del suo storico locale, mi chiese di fargli
un ritratto in versi. Non seppi dirgli di no e così idealmente chiusi la
magnifica pubblicazione con foto e testo. Il 20 dicembre 2016 lo si presentò
alla Casa della conoscenza, la nostra bella biblioteca praticamente di fronte
al Margherita, e io ero uno dei relatori… un grande onore, non lo nego e oggi
lo dico con un po’ di malinconia.
Quando Mauro nel febbraio 2017 è venuto a mancare, ho
sentito distintamente che un pezzo di Casalecchio, della mia Casalecchio, se ne
era andato con lui. Certo, a noi resta la memoria e il desiderio di continuare
a frequentare il suo Caffè con tutte le foto più o meno storiche, testimonianze
di un passato e di un presente che copre idealmente tre secoli. Sì, perché ci
si va ancora a cercare un rifugio o una pausa da quello che siamo o che
dobbiamo essere.
Io ho il mio angolino riservato, sulla destra, nel pertugio
che porta alla saletta delle grandi occasioni. Mi piace andarci con la mamma,
gli amici o gli studenti a parlare di tutto (e anche di niente), a farmi
leggere il giornale e a fingere di essere intellettuali di una certa raffinata
caratura. Insomma, non ne posso più fare a meno. Poi, che gli altri dicano, ma
quello è proprio il mio bar.
Qui (clicca sul link) trovi un articolo sulla presentazione del libro dedicato ai 130 anni di storia del Caffè Margherita il 20 dicembre 2016.
Qui sotto trovi l'articolo pubblicato dal Resto del Carlino.
Copyright testi e foto in alto (C) Federico Cinti 2017
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