E il tempo si fa breve, molto breve
nel timido crepuscolo
che muore
in una luce cupa d’ombra
greve
senza colore,
senza calore, dove s’impaura
per poco il cuore
come sul confine
estremo alto a
strapiombo di un’altura
sulle rovine,
e ciò che prima era
davanti a noi
è tutto come perso, come
tetro
nell’anima e negli
occhi, e tu non puoi
volgerti indietro:
è il limite dell’essere
e dei giorni
dell’esistere fragile
dell’io
che smarrisce i suoi
termini e i contorni
dentro un addio.
Casalecchio di Reno (Bologna), 21 dicembre 2017
Al di qua della soglia, prima che il giorno finisca, veramente il sole sembra fermarsi un po' nel suo moto apparente, e tutto resta come in un'immobile sospensione prima che tornino a brillare le stelle, le tacite stelle invernali. Qui tra il monte e il Reno il quartiere brulica di persone, quasi dimentiche dell'attimo, in corsa verso l'ignoto, mentre io assaporo quel po' di caldo buono che mi regala la coperta sulle gambe, quella coperta che ormai molti anni fa mi regalò mia zia Pierina e che ancora (e sempre) tengo come una reliquia. Sto qui anch'io senza pensare a nulla, senza volgermi indietro, mentre l'anno termina un'altra volta, senza fare bilanci. Sto anch'io qui, senza volgermi indietro, lasciandomi alle spalle mille ricordi di cose che non esistono più, appunto in attesa di oltrepassare il confine al di là del già visto e già sentito.
Copyright testi e seconda foto (C) Federico Cinti 2017
Prima immagine tratta da "This World of Ours. An introduction to the study of geography ... Illustrated", FORSTER, Hugh Oakeley Arnold - Right Hon, Cassel & Co., London, 1891
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