domenica 14 gennaio 2018

Era sabato. Federico Cinti canta Amarilli

Non so se faccio bene o faccio male
a raccontare dell’esecuzione,
che potrei pure dire capitale
e compiuta da un uomo d’eccezione,

da un uomo certamente magistrale
e modesto, secondo l’occasione,
di uno straordinario madrigale
noto a tutti, o a moltissime persone,

di Caccini, Amarilli, che vorrei
riproporre anche adesso in questo spazio
a questi venticinque cari miei

lettori, sempre che non sia uno strazio,
visto che in questo caso non potrei
fare nient’altro che pagare dazio.


Casalecchio di Reno (Bologna), 13 marzo 2014 



In questi giorni sto trattando a scuola il Manierismo in letteratura, in particolare il grande Torquato Tasso, detto il Tassino per distinguerlo dal padre Bernardo. Come sempre, non posso fare a meno di riservare un po' di tempo al madrigale, ai madrigalisti e alla Camerata de' Bardi, di cui faceva parte Giulio Caccini (ca. 1550-1618), autore di un bellissimo madrigale monostrofico, intitolato "Amarilli", di cui riporto di seguito il testo:

Amarilli, mia bella,
non credi, o del mio cor dolce desio,
d'esser tu l'amor mio?
Credilo pur e, se timor t'assale,
prendi questo mio strale,
aprimi il petto e vedrai scritto in core:
Amarilli è il mio amore.

Lo propongo ovviamente anche ai miei studenti, non limitandomi solo a leggerlo, ma cantandolo pure. Ho iniziato questa pratica qualche anno fa, quando avevo una classe cui tenevo in modo particolare. Poi, mi sono fatto prendere la mano e ogni volta lo ripropongo, cercando ovviamente di migliorarmi. Già, perché Giulio Caccini ha veramente rivoluzionato la storia del melodramma con "Le nuove musiche" (1601).
Ricordo che alcuni studenti poi, per passione loro, se l'erano studiato e lo ripetevano con un certo gusto, anche perché la letteratura è vita, non è semplicemente erudizione libresca. Ecco, dopo una di quelle esecuzioni, scrissi anche un testo ironico, per sdrammatizzare, anche se a essere sincero devo dire che ero molto soddisfatto. Negli anni ho cantato anche altro, un'aria mozartiana, "Madamina" (dopo ricordo un boato inenarrabile dei miei studenti, esagerati come sempre, ma grandiosi in questo), alcuni brani gregoriani e qualche cosa dai "Carmina Burana". Insomma, prima o poi vedrò di rifare...

Copyright testi e video (C) Federico Cinti 2018
Immagine: Giulio Caccini, https://www.allmusic.com/artist/giulio-caccini-mn0000987574/compositions









2 commenti:

  1. Ciao carissimo, condivido molto il tuo pensiero perché sono profondamente convinta che la conoscenza passi attraverso l'esperienza. Con le tue parole "la letteratura è vita" e come tale diventa nostra solo nel momento in cui la viviamo. Complimenti per la tua bella voce.

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  2. Ah, Stefania, ma grazie! Credo che non a caso insegnamo letteratura, che è un po' lo specchio della nostra anima. Anche quando riproponiamo gli stessi autori, di anno in anno, mi pare che si scopra sempre qualche cosa di nuovo, quasi fossero una fonte inesauribile. La letteratura è come il fiume eracliteo: ogni volta che ci si specchia in esso l'acqua è diversa. Per la voce... sai come lusingarmi, anche se è vero che la poesia e la prosa vivono proprio quando li eseguiamo, ossia li leggiamo a voce alta. Oggi un po' si è persa quest'abitudine, ma una bella poesia o una bella pagina di romanzo è non solo significato, ma anche significante, per dirla con Saussure. Oh, si è insegnante, non si fa l'insegnante, perché la differenza è proprio in questo, che condividiamo con gli altri ciò che a nostra volta abbiamo scoperto e ricevuto... insomma, la conoscenza è dinamica, non statica.

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