giovedì 11 gennaio 2018

Se avessi un luogo mio

Se avessi un luogo mio da cui parlare
come mi pare e piace, da cui dire
tutto ciò che mi va senza badare
troppo alla forma, senza insolentire

nessuno, va da sé, per illustrare
a chi legge il mio libero sentire,
direi che ognuno fa come gli pare
al di là delle norme da seguire.

Così aprirei la porta a chi mi vuole
leggere, come in un colloquio amico,
senza più soppesare le parole,

senza pensare troppo a ciò che dico
ai raggi lievi e candidi del sole
e sarei solamente Federico.

11 gennaio 2018 (già 6 maggio 2012)


Non nego certo di averci rimesso un po' le mani, ma poi nemmeno tanto, e solo per eliminare qualche piccola ripetizione che, adesso, un po' mi dava fastidio. Comunque, adesso "un luogo mio" ce l'ho, piccolo è vero, ma solo mio, un angolino da cui poter parlare delle cose che mi piacciono, di poesia, di musica, di Casalecchio e Bologna, della dimensione spirituale che oggi sembra tanto negletta. Insomma, il mio blog è proprio questo, uno spazio privato in un'immensità infinita, nella rete delle reti. Un po' di disagio, alle volte, lo sento, perché c'è da smarrirsi; però, dietro la mia scrivania virtuale, con gli scaffali predisposti con ordine, beh... non si sta poi male. In compagnia di questo Federico si passa un po di tempo, si legge in italiano e bolognese, si traduce dal latino e dal greco, ma soprattutto si coglie la poesia delle cose nelle cose. E questo non è davvero poco. Quando ho scritto questo sonetto correva il 6 maggio 2012: direi che di strada ne ho fatta parecchia e ancora tanta ne debbo fare, ma non m'importa, perché tanto c'è da imparare qualche cosa fino all'ultimo giorno.

Copyright foto e testi (C) Federico Cinti 2018

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